domenica 8 dicembre 2013

Un po’ di storia: Luca Perego incontra il gruppo parrocchiale di Azione Cattolica Adulti “Madonna dei Poveri”



Mercoledì 24 aprile il gruppo “in formazione” di Azione Cattolica (AC) si è incontrato con Luca Perego, ematologo, sposo e neopapà, nonché membro del Consiglio diocesano dell’AC ambrosiana.
Impegnato da una decina d’anni– ci ha mostrato le varie tessere che riempiono il suo portafoglio – ci ha presentato a grandi linee la storia dell’Azione Cattolica, qualificandola innanzitutto come un’associazione di laici, e non un movimento, un’associazione che ha a cuore la formazione e che vuole guidare ciascuno a realizzare la propria vocazione in famiglia, a scuola, nel lavoro. L’AC, insomma, come “mezzo buono” per servire la Chiesa locale e per crescere nella vocazione laicale.
La storia dell’AC, che si intreccia con quella di migliaia di uomini e donne che hanno lavorato, in questo lungo periodo, con passione e fedeltà, inizia nel 1867 con l’incontro di due giovani:  Mario Fani di Viterbo e Giovanni Acquaderni di Bologna, anche se la data ufficiale del primo statuto dell’Azione Cattolica risale al marzo 1868. Secondo il pensiero di uno dei suoi fondatori, il giovane cattolico deve impegnarsi sul piano spirituale adempiendo a quattro doveri principali: devozione alla Santa Sede (ecclesialità); studio della religione (formazione e catechesi); vita cristiana (testimonianza); esercizio della carità (soccorso ai bisognosi, anche attraverso nuove opere). è proprio questo programma delineato da Giovanni Acquaderni che viene riassunto nel trinomio d’ispirazione manzoniana: preghiera-azione-sacrificio. Tale trinomio si è poi declinato come preghiera, condivisione, servizio, ma anche come missionarietà, diocesanità, ecclesialità. Missionarietà vuol dire “non chiuderci in sagrestia”, ma metterci a servizio del Signore, a partire dal nostro territorio, dalla chiesa di prossimità. Da qui la diocesanità, ovvero lo stare in maniera corresponsabile nella parrocchia e nella diocesi in cui siamo chiamati ad operare. Ecclesialità significa allora assumere un senso della Chiesa, per cui il laico non è quello che “mette a posto le sedie”, ma diventa “colui che decide col parroco dove metterle”. Ecco il vero senso della corresponsabilità.
Ci auguriamo allora che, anche nella nostra parrocchia, possa nascere e maturare questa vocazione laicale. Che l’AC possa diventare, come diceva Carlo Carretto, “l’alveo del fiume in cui imparare a nuotare”!
Che sia per noi un luogo in cui incontrare il Signore, che ci aiuti a seguirlo, camminando insieme, da associati, per rispondere ad una chiamata personale e comunitaria. Che ci aiuti a fare un cammino di fede e di amore…
          D.M.

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