Mercoledì 24 aprile il gruppo “in formazione” di Azione
Cattolica (AC) si è incontrato con Luca Perego, ematologo, sposo e neopapà,
nonché membro del Consiglio diocesano dell’AC ambrosiana.
Impegnato da una decina d’anni– ci ha mostrato le varie
tessere che riempiono il suo portafoglio – ci ha presentato a grandi linee la
storia dell’Azione Cattolica, qualificandola innanzitutto come un’associazione
di laici, e non un movimento, un’associazione che ha a cuore la formazione e
che vuole guidare ciascuno a realizzare la propria vocazione in famiglia, a
scuola, nel lavoro. L’AC, insomma, come “mezzo buono” per servire la Chiesa
locale e per crescere nella vocazione laicale.
La storia dell’AC, che si intreccia con quella di migliaia
di uomini e donne che hanno lavorato, in questo lungo periodo, con passione e
fedeltà, inizia nel 1867 con l’incontro di due giovani: Mario Fani di Viterbo e Giovanni Acquaderni di Bologna, anche se la data ufficiale del primo
statuto dell’Azione Cattolica risale al marzo 1868. Secondo il pensiero di uno
dei suoi fondatori, il giovane cattolico deve impegnarsi sul piano spirituale adempiendo
a quattro doveri principali: devozione alla Santa Sede (ecclesialità); studio della religione (formazione e catechesi); vita cristiana (testimonianza); esercizio della
carità (soccorso ai bisognosi, anche
attraverso nuove opere). è
proprio questo programma delineato da Giovanni Acquaderni che viene
riassunto nel trinomio d’ispirazione manzoniana: preghiera-azione-sacrificio. Tale trinomio si è poi
declinato come preghiera, condivisione, servizio, ma anche come missionarietà,
diocesanità, ecclesialità. Missionarietà vuol dire “non chiuderci in
sagrestia”, ma metterci a servizio del Signore, a partire dal nostro
territorio, dalla chiesa di prossimità. Da qui la diocesanità, ovvero lo stare in maniera
corresponsabile nella parrocchia e nella diocesi in cui siamo chiamati ad
operare. Ecclesialità significa
allora assumere un senso della Chiesa, per cui il laico non è quello che “mette
a posto le sedie”, ma diventa “colui che decide col parroco dove
metterle”. Ecco il vero senso della corresponsabilità.
Ci auguriamo allora che, anche nella nostra parrocchia, possa nascere e
maturare questa vocazione laicale. Che l’AC possa diventare, come diceva
Carlo Carretto, “l’alveo del fiume in cui
imparare a nuotare”!
Che sia per noi un luogo in cui
incontrare il Signore, che ci aiuti a seguirlo, camminando insieme, da
associati, per rispondere ad una chiamata personale e comunitaria. Che ci aiuti
a fare un cammino di fede e di amore…
D.M.
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