«Giovedì 17 novembre 2005, all’incontro con i giovani [di Azione
Cattolica], stavamo riflettendo se Cristo era per noi la felicità tutta intera.
Così ho detto ai miei amici che per me Cristo è la felicità tutta intera e che
per questo da quando l’ho incontrato ho scelto di donare tutta la mia vita per
lui; poi ho aggiunto che prima pensavo che non si poteva essere felici su una
sedia a rotelle, ma poi ho scoperto che si può essere felici anche sulla sedie
a rotelle perché la felicità non ce la diamo noi, ma è dono di Cristo, è dono
di un Altro. Don Mariano, a questo punto si alza e ci dice: “Adesso possiamo
andare”, (…)».[1]
Anche
io come tanti a Nola ho conosciuto da vicino Paolino Iorio. L’ho incontrato
dopo il ’94, nel periodo in cui Francesco Scotti era presidente parrocchiale
dell’Azione cattolica della parrocchia Maria SS. della Stella. La sua presenza
irradiava una pace e una tranquillità fuori dal comune. Un anno decise di
iscriversi all’ Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giovanni Duns Scoto” di
Nola che io frequentavo dal ‘93. All’epoca l’istituto non era provvisto di
ascensore; ricordo con piacere le volte in cui io ed altri lo prendevamo di
lato con tutta la carrozzina e lo aiutavamo a salire e scendere le scale della
storica struttura. Nel 2002 il lavoro mi ha portato a Milano ma non era
infrequente nei miei ritorni per le festività incontrarlo per le strade di Nola
e percorrere in sua compagnia piccoli tratti di strada e ricevere da lui una
sorta di benvenuto nella città per me di adozione, abitando di fatto a San
Paolo Bel Sito.
Nel
2008/2009, per un breve anno scolastico sono ritornato a Nola e un po’ spaesato
ho trovato un ambiente accogliente nel gruppo Giovani-Adulti di Azione
cattolica della cattedrale di Nola con presidente parrocchiale Carla Romano. Ma
quell’anno trascorse come una meteora, l’ultima riforma scolastica mi portò di
nuovo in terra milanese. Allora ero preso da obiettivi di carriera. Mi ero da
poco laureato in Filosofia e stavo finendo un master sulla Direzione delle
istituzioni scolastiche; ero tutto preteso a superare il concorso per dirigenti
scolastici bandito dopo molti anni nel 2011. Avevo sacrificato gli ultimi anni
della mia vita al raggiungimento di questo obiettivo solo che il Signore aveva
altri piani per me. In questo anno il bando del concorso uscì ma io nel
frattempo a causa di un incidente stradale in bici mi trovavo col gomito destro
fratturato. Conseguenze: preselezione andata male. L’infortunio con il
conseguente fallimento mi diedero l’opportunità sia di fermarmi a
riflettere sia di valutare altre strade da percorrere nella mia vita non
meno coinvolgenti ed esaltanti di quelle che avevo sognato per tanti anni.
In
questo cambiamento di orizzonti mi hanno aiutato non poco, inconsapevolmente, anche persone vecchie e
nuove dell’Azione cattolica della mia parrocchia della Stella dove ho ricevuto la prima
comunione nel lontano 1979. L’impossibilità
di portare l’auto a causa della ingessatura al braccio destro mi ha infatti portato
inevitabilmente a riprendere contatto con la comunità parrocchiale della mia
infanzia e prima giovinezza. Qui ho subito sperimentato di nuovo cosa significa
trovare un ambiente accogliente; Giacomo Somma, socio di AC, e amico della mia
passata frequentazione mi ha con naturalezza preso in consegna come le persone
di azione cattolica sanno fare e mi ha presentato ai nuovi membri, e in
particolare alla presidente parrocchiale di allora Mariangela Parisi.
Di
quella esperienza una data memorabile resta per me il 28 ottobre 2011. Quella
sera presso la parrocchia della Stella venne presentato il commovente diario
nel quale Paolino racconta la propria fede attraverso l’esperienza della Croce.
Incontro che vide la partecipazione dell’Arcivescovo Mons. Beniamino Depalma, vescovo
di Nola, della professoressa Pina De Simone, Presidente Azione cattolica di
Nola, di Cesare Pozzoli della Diaconia Centrale della Fraternità di Comunione e
Liberazione e, in qualità di moderatore,
del giornalista Rosario Carello autore e conduttore di “A sua immagine” per il
canale televisivo RAI1: dalle loro parole e dalla lettura di alcuni passi del
diario, traspariva come Paolino, affetto fin da piccolissimo da una forma di
distrofia muscolare progressiva, con la sua limpida e concreta testimonianza in
varie realtà ecclesiali, avesse vissuto un percorso di forte impronta
evangelica radicato nel gruppo giovani dell’Azione cattolica.
Questi
sentimenti mi hanno accompagnato nel
rientro a Milano, nella mia parrocchia di adozione in terra ambrosiana,
dedicata alla Madonna dei Poveri[2].
L’8 dicembre dello stesso anno, infatti, il giorno dell’Immacolata, ho rincontrato il coro polifonico parrocchiale,
dove attualmente svolgo il servizio liturgico domenicale, e quasi d’istinto
rivolgendomi ad alcuni di loro, una sera di festeggiamenti per gli scambi degli
auguri natalizi, mi venne spontanea rivolgere la seguente domanda: “vogliamo
formare un gruppo di Azione cattolica?”. La risposta positiva fu immediata.
Ancora
una volta l’Azione Cattolica di Nola ci mise lo zampino nella persona di
Mariangela. La mia amica parlò del mio
progetto a Franco Miano, Presidende nazionale di Azione cattolica il quale
all’incontro per famiglie che si tenne a Roma a inizio 2012, anche in
preparazione della venuta a Milano di Papa Benedetto XVI, mi segnalò a
Valentina Soncini allora Presidente della associazione per la diocesi di
Milano.
In
questo modo ho iniziato la frequentazione degli incontri diocesani della
associazione dove ho conosciuto tante
persone cordiali e disponibili al confronto e mi sono immerso con gli
incontri di formazione nel dibattito di alcune tematiche importanti per
l’associazione. All’inizio del 2013, nel
mese di Gennaio con la presenza del nostro parroco padre Alberto Manunza, ci
siamo riuniti per la prima volta e poi abbiamo proseguito gli incontri con
cadenza mensile, discutendo sui temi della fede.
In quell’anno
associativo ci siamo molto interrogati sullo stile di AC e su cosa significa
essere gruppo di AC e a conclusione del primo incontro ho letto un passo tratto
dal diario di Paolino a testimoniare quelli che erano per me i motivi ispiratori di questa nuova realtà che
stava muovendo i primi passi e anche per porla sotto la sua protezione benevola:
«Ieri sera, 22 novembre [2007], all’incontro giovani abbiamo
parlato del significato del nostro fare. Ecco la mia testimonianza:”Il mio fare
è una conseguenza della mia fede perché nel Vangelo Gesù ha detto che la fede
senza le opere è morta; da quando ho incontrato Gesù non posso tenermelo per me
e più faccio e più sperimento il centuplo, perché la mia vita diventa piena.
Questo però non è facile, non è privo di lotta, perché tutto quello che fai è
come se qualcuno te lo volesse impedire; infatti fino all’estate per un anno e
mezzo sono stato tormentato da pensieri brutti ed ossessivi sulla fede, ma ora
che li ho superati ho capito che io non volevo accettare che sono peccatore e
posso sbagliare, ma ho capito che a questo c’è il rimedio: la confessione. Ho scoperto
anche che Dio è mio Padre e mi ama e mi tiene in braccio e ogni mattina quando
mi sveglio mi ricordo di Lui e gli chiedo di farmi portare il Suo sguardo
d’amore a tutti quelli che incontro sul mio cammino. Del film il grande silenzio mi ha colpito quando
dice che “quando Dio ci toglie qualcosa è per il bene della nostra anima”,
perché come dice Don Mariano, si possono anche avere due gambe che funzionano e
non sapere cosa farne; Dio mi ha tolto le gambe ma mi ha dato la certezza di
sapere che farne della mia vita, perché io sono suo strumento».[3]
Quest’anno
abbiamo iniziato a incontrarci a inizio ottobre con due incontri mensili
intervallati dalla lectio divina parrocchiale. Abbiamo raggiunto sei adesioni
ma il gruppo è frequentato da più del doppio. Nonostante ciò tutte le
resistenze permanevano all’interno della comunità parrocchiale. Si ragionava,
contro il nostro parere, se attendere ancora prima del riconoscimento formale diocesano.
Ma l’inattesa intervista sulla nostra straordinaria esperienza da me rilasciata
a Marta Valagussa, responsabile comunicazione della presidenza diocesana
milanese, propiziata da Valentina Soncini e pubblicata l’1 dicembre
nell’inserto Milano Sette del quotidiano di ispirazione cattolica Avvenire, col
titolo: “L’AC? Un’associazione di fedeli
in cammino” , ha fugato ogni dubbio e fatto cadere qualsiasi perplessità.
Lo
scorso 8 dicembre, il giorno dell’Immacolata, abbiamo preparato in chiesa una
bellissima festa dell’Adesione e il mercoledì successivo con la presenza di Mauro,
delegato della presidenza, abbiamo svolto in parrocchia la nostra prima
assemblea dove abbiamo discusso le tesi assembleari preparate per l’imminente
assemblea diocesana ed eletto le cariche del nostro gruppo. Io sono stato
eletto presidente parrocchiale e Daniela Macca responsabile del settore adulti.
Adesso
comincia a tutti gli effetti la nostra avventura. Nel nostro decanato di Baggio
composto da undici parrocchie, escludendo la chiesa di Sant’Apollinare, dove
c’è un gruppo di sei soci ultra ottantenni, il nostro gruppo adulti che ha un’età
media sotto i quarant’anni, è l’unico presente su tutto il territorio decanale.
Stando ad una statistica del 2008, i gruppi adulti su tutta la diocesi di
Milano nella fascia di età 30/40 sono solo il 6% del totale mentre i ragazzi e
giovani sono presenti in solo in piccole realtà. Questi numeri ci caricano di
una grande motivazione e responsabilità. Ma come dice Paolino, nel passo sopra
riportato, e riprendendo il titolo dell’articolo dell’Avvenire, siamo motivati,
sorretti dall’entusiasmo e dalla gioia per la realtà associativa che costruiamo
mese per mese, a portare lo sguardo d’amore del divino e dell’umano a tutti
quelli che incontriamo sul nostro cammino e così contribuire con le nostre
piccole forze a ricostruire un tessuto di relazioni che possano contagiare
quante più persone possibili anche in una metropoli complessa e difficile com’è
la città di Milano.
P.S. Scritto pubblicato sul sito dell'Azione cattolica della diocesi di Nola
P.S. Scritto pubblicato sul sito dell'Azione cattolica della diocesi di Nola
Andrea Muto
[1] Paolino Iorio, La mia vita speciale. Diario di un giovane
testimone del Vangelo, a cura di Mariangela Parisi, Editrice AVE, Roma
2011, p. 86.
[2] “Vergine dei poveri” è iltitolo con cui
la madre di Gesù si è presentata a Banneux in Belgio, a venti chilometri da
Liegi, sull’altopiano delle Ardenne, località che significa “luogo banale”. Dal
15 gennaio del 1933 si verificarono otto apparizione alla piccola Mariette Beco
alla quale la Vergine offrì un messaggio di speranza e di conforto ai malati e
ai sofferenti. Quanta profezia per i giorni nostri e in particolare per la
città di Milano da questa lontana e poco conosciuta apparizione mariana in un
luogo sperduto e insignificante.
[3] Paolino Iorio,
La mia vita speciale. Diario di un
giovane testimone del Vangelo, cit., pp. 151-152.
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