Vangelo di Luca (19,1-10) – Bibbia CEI:
1 Entrato in Gerico, attraversava la città. 2 Ed ecco un uomo di
nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3 cercava di vedere quale fosse
Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. 4
Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva
passare di là. 5 Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse:
«Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6 In fretta
scese e lo accolse pieno di gioia. 7 Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato
ad alloggiare da un peccatore!». 8 Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore:
«Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato
qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9 Gesù gli rispose: «Oggi la
salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; 10 il
Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
ü GERICO:
Gesù entra a Gerico (che significa
città delle rose, profumata di gioia e di bellezza), città a pochi chilometri
dalla foce del fiume Giordano e da Gerusalemme, zona di confine della provincia
romana della Giudea. È lo stesso luogo in cui avviene la guarigione del cieco
Bartimeo. La città è luogo di relazioni
e di incontri (v. lettera Scola: paragrafo Una trama di relazioni, p. 26)
ü ATTRAVERSAVA
LA Città: Gesù la sta attraversando:
non passa oltre, ma entra in relazione con la vita di quel luogo, con le persone
che hanno un volto, un nome, una storia. Dio non aspetta dentro il tempio di
essere venerato, ma bussa alla porta dei suoi figli, ci cerca.
E io? Mi lascio
attraversare/incontrare dal Signore?
Mentre Gesù sta attraversando Gerico, ecco che entra
in scena un altro personaggio, presentato da Luca con alcuni sostantivi
generali e poi con alcuni verbi che descrivono le sue azioni in questo
particolare frangente. Egli è:
‐ “un uomo”: questa la sua qualità primaria. L’evangelista la
evidenzia subito, per chiarire ciò che il protagonista principale del racconto,
Gesù, vede in lui. Gesù sa andare oltre l’opinione comune, è capace di sentire
in grande, di vedere in profondità: vede un uomo dove gli altri vedono solo un
delinquente, coglie innanzitutto in ogni suo interlocutore la condizione di
essere umano, senza nutrire alcuna prevenzione.
‐ “chiamato con
il nome Zaccheo”: non solo “di
nome Zaccheo”, ma anche degno di essere chiamato con il suo nome proprio dagli
altri. E Zakkaj, paradossalmente, significa “puro, innocente”: ironia
della sorte oppure un altro particolare che ci dice tra le righe ciò che solo
Gesù sa vedere in lui?
‐ “capo
dei pubblicani e ricco”: come è noto, i pubblicani erano coloro che
svolgevano il mestiere, impuro per gli ebrei, dell’ingiusto e odiato esattore
delle tasse per conto dell’impero romano; erano il simbolo del peccatore
pubblico, riconosciuto tale da tutti.
*Ebbene, occorre chiederselo: perché Gesù sceglieva di
preferenza la compagnia di questi peccatori pubblici? Non per stupire o
scandalizzare a basso prezzo, ma per mostrare, in modo paradossale, che queste
persone emarginate e condannate sono nient’altro che il segno manifesto della
condizione di ogni essere umano. Tutti siamo peccatori – finché ci è possibile,
in modo nascosto! –, ma Gesù aveva compreso una cosa semplice: i peccatori
pubblici, sempre esposti al biasimo altrui, sono più facilmente indotti a un
desiderio di cambiamento; essi possono cioè vivere l’umiltà quale frutto
delle umiliazioni patite, e di conseguenza possono avere in sé quel “cuore
contrito e spezzato” (Sal 51,19) che può portarli a cambiare vita nel rapporto
con Dio, con gli altri e con se stessi. Ecco la radice della conversione, per
quanto dipende da noi!
Nel nostro caso si tratta, per giunta, di un architelónes,
un “capo dei pubblicani”.
* Quanto ai ricchi, sappiamo bene quanto il vangelo
secondo Luca sia duro verso coloro che mettono la loro fiducia nella ricchezza,
nell’idolo “Mammona” (Lc 16,13), e sono incapaci di condividere i beni con gli
altri uomini. Gesù tratteggia questa follia in diverse parabole, ma qui vorrei
solo ricordare una sua affermazione emblematica: “Guai a voi, ricchi, perché
avete già ricevuto la vostra consolazione” (Lc 6,24).
Nel nostro testo la riflessione sulla ricchezza si
colora di una sfumatura particolarmente interessante. Poco prima, dopo
l’incontro mancato con l’uomo ricco Gesù aveva detto: “È più facile per un
cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel Regno di
Dio” (Lc 18,25). E subito i discepoli gli avevano chiesto: “E chi può essere
salvato?” (Lc 18,26). Gesù aveva risposto: “Ciò che è impossibile agli uomini,
è possibile a Dio” (Lc 18,27). È ciò che sta per avvenire in questo incontro.
Ma perché? Perché c’è un’importante differenza tra Zaccheo e l’altro uomo
ricco: Zaccheo viene considerato da tutti come un peccatore, ed egli stesso è
pronto ad ammetterlo. Non può affermare, come invece l’altro: “Ho osservato i
comandamenti fin dalla giovinezza” (cf. Lc 18,21). Zaccheo è consapevole di
essere peccatore e sa di avere bisogno del perdono: non ha meriti, men che meno
religiosi, da vantare…
Zaccheo, considerato peccatore a vita, ha le tasche
piene ma il cuore vuoto, ha nostalgia di
relazioni vere e trasparenti.
Ci sono degli ostacoli
che possono rendere difficile l’incontro.
1
- La
paura di non essere visti.
2 -
la
paura di essere giudicati dalla folla.
Zaccheo è ricco, ma Gesù provoca anche l’esistenza
sazia. È piccolo di statura (questo limite viene “compensato” con il potere e
il denaro).
ü Zaccheo desidera
incontrare Dio, ma non riusciva a vederlo a causa della folla (la stessa
che poi mormora, anonima, senza volto, non pronta ad accogliere Gesù).
Zaccheo cercava
di vedere chi era Gesù:
-
CERCAVA: desiderava incontrarlo e
comunicargli il suo amore: uomo inquieto, insoddisfatto, in ricerca: non si
sente arrivato! Uomo in ricerca, perché cercato dall’inizio della creazione
(Dove sei?).
Zaccheo è pervaso da un
desiderio. Nonostante i soldi e il successo, sente “l’inquietudine del cuore”.
Desidera vivere bene. Perde la testa, corre come un bambino, si arrampica col
presentimento che solo dio può cambiare la sua vita! È il desiderio che
sostiene la vita, il camminare.
E io? Desidero
vedere Gesù? Educo il mio desiderio?
-
esce dalla massa: Corse avanti e salì su un sicomoro: il sicomoro è un appiglio, un’ancora di salvezza,
per superare le difficoltà, la vergogna e vedere Gesù, senza nascondersi più
tra la folla.
Quali sono i nostri sicomori? Su cosa ci appoggiamo?
Quali sono le nostre iniziative per incontrare Gesù?
Gesù rompe ogni indugio e incontra Zaccheo per quello che è, non per quello che fa.
“Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo dimorare a
casa tua” Umiliato da questa sua
condizione di disprezzato da tutti, Zaccheo ha nel cuore un grande desiderio
di conoscere il profeta e maestro Gesù, di cui evidentemente ha sentito
parlare, nella speranza che l’incontro con lui possa cambiare qualcosa nella
sua vita. Lo mostra il suo comportamento: “Cercava di vedere chi era Gesù”; o
meglio, “cercava di vedere Gesù, chi
fosse”, voleva davvero conoscere approfonditamente quest’uomo. “Ma non gli
riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura”: la ricerca di
Zaccheo è ostacolata da un suo limite
fisico, elemento che ha da dire qualcosa anche a noi, qui e ora. Noi
andiamo a Gesù, lo cerchiamo, non in un’inesistente perfezione, in uno
splendore candido e luccicante, ma con i nostri propri limiti, le nostre particolarissime
tare e oscurità. O accettiamo di andarci in questo modo, oppure, mentre
sogniamo di farci belli per accoglierlo, la vita ci scorre alle spalle senza
che ce ne rendiamo conto e così manchiamo inesorabilmente il kairós,
l’ora decisiva dell’incontro con il Signore!
Cosa ostacola il nostro incontro con Dio?
Certo, occorrono desiderio, passione per Gesù, in modo
da assumere con intelligenza questi limiti e poter portare anche quelli a lui.
Questa passione traspare dal comportamento di Zaccheo: “Corse avanti precedendo
Gesù” – questa l’idea contenuta nel verbo greco prótrecho (cf. Gv 20,4,
unica altra occorrenza in ttto il Nuovo Testamento!) – “e, per riuscire a
vederlo, salì su un sicomòro, perché stava per passare di là”. Quest’uomo precede Gesù, gli passa avanti: è un unicum
nei vangeli, dove il discepolo sta sempre dietro a Gesù (cf. Lc 7,38; 9,23;
14,27), alla sua sequela. Tale gesto apparentemente sfrontato narra in modo
icastico la verità di una parola paradossale di Gesù: “i pubblicani e le
prostitute vi passano avanti, vi precedono nel Regno di Dio” (Mt 21,31). Per
raggiungere il suo scopo, inoltre, Zaccheo non
esita a rendersi ridicolo agli occhi altrui. Immaginate la scena: un uomo
noto, che ha un certo potere, il quale si arrampica su un albero… Tra l’altro
sceglie un albero con le foglie particolarmente fitte: vuole forse guardare
attraverso il fogliame senza però essere visto?
ü Ed ecco un improvviso ribaltamento, tipico di quando
Gesù prende l’iniziativa: “
“Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo, lo vide e gli parlò”.
Zaccheo desidera vedere e scopre di essere visto in anticipo da Gesù. In
questo incrocio c’è tutto il senso della vita cristiana. Noi vogliamo vedere
Gesù, vogliamo stare con lui, ma è lui che ci vede, ci ama in anticipo, ci
chiama e ci offre la vita in abbondanza. D’altra parte, se è vero che
l’iniziativa è di Gesù ed è gratuita, essa però si innesta in una disponibilità dell’uomo, a cui spetta la
responsabilità di predisporre tutto all’entrata di Gesù nella sua vita: se
Zaccheo quel giorno non fosse salito sull’albero, per Gesù sarebbe rimasto un
anonimo in mezzo alla folla!
Gesù alza lo
sguardo: cerca Zaccheo non per curiosità, ma per amarlo, per dargli una
parola di vita e di speranza. Vede/ama Zaccheo perché Zaccheo possa
vedere/amare. Il nostro è un Dio
dell’incontro, della relazione: basti pensare alla SS. Trinità: la
solitudine non è nell’essenza di Dio, Dio è comunione.
Dio non è pienamente felice senza l’uomo, Cerca in noi
una “fessura” attraverso cui entrare e portare la felicità nel cuore.
-
LO
SGUARDO: la nostra fede si basa su un incontro faccia a faccia (sguardo tra
Gesù, il padre, la madre e i pastori a Betlemme; oppure: maestro dove abiti?
Venite e vedrete!; o ancora nel caso del giovane ricco: Fissatolo lo amò)). Lo
sguardo fa parte della prima comunicazione che abbiamo: anche col giovane
ricco, Gesù lo vide e lo amò.Lo sguardo altrui può paralizzare, ma anche
aiutare a crescere. Gesù sa creare uno
spazio di fiducia e di libertà in cui l’altro può entrare senza provare paura e
senza sentirsi giudicato. Sa crear cioè un clima relazionale che fa emergere
l’altro come soggetto. Non lo riduce a categoria, a peccatore, ma lo incontra
in quanto uomo. Raggiunge e incontra l’uomo dov’è senza esprimere un giudizio.
E noi, nelle nostre relazioni, etichettiamo,
giudichiamo? Tendiamo a “incasellare” le persone in determinati schemi?
Gesù lo chiama
per nome: Zaccheo (v. salmo 139), stabilisce cioè una relazione autentica,
sa tutto di noi, chiama e ama!
Dopo esser stato guardato da Gesù, cambia anche lo
sguardo di Zaccheo: non più di cupidigia, non più sguardo che vede negli altri
individui da sfruttare, ma persone con cui condividere.
Gesù avrà chiamato in modo subitaneo Zaccheo, il quale
a sua volta si sarà precipitato velocemente giù dall’albero. Ma nel raccontare
questo episodio Luca, da abile narratore qual è, ha dosato sapientemente le
parole, per permettere al lettore di ogni tempo di comprendere il valore
paradigmatico di questo incontro:
“Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo rimanere,
dimorare a casa tua”
ü ‐ “Zaccheo”: Gesù lo chiama con il suo
nome proprio.
ü ‐ “Scendi”. È come se gli dicesse: “Torna a terra, aderisci alla
terra: lo straordinario ti è servito per un momento, ma ora fa ritorno alla tua
condizione quotidiana, alla tua piccola statura!”.
ü ‐ “Subito, in fretta”: non c’è tempo da perdere, l’occasione è da afferrare senza indugio!
ü ‐ “Oggi”: non ieri né domani.
Questo avverbio è un parola chiave in Luca, dalla nascita di Gesù quando gli
angeli annunciano ai pastori: “Oggi, nella città di David, è nato per voi un
Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,11); all’inizio della sua attività
pubblica, quando nella sinagoga di Nazaret pronuncia quella brevissima omelia:
“Oggi questa Scrittura si compie nei vostri orecchi” (Lc 4,21); poi alcune
altre volte, fino all’ora della croce, quando Gesù dice al “buon ladrone”:
“Oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43). Sempre noi incontriamo Gesù oggi!
Oggi, Kairos: tempo di grazia, tempo
di incontro con l’amore di Dio e la sua misericordia. Gesù si autoinvita, passa
a trovare un amico che ha bisogno di lui. Oggi, non domani.
ü “Devo, è
necessario”: altra parola chiave in
Luca (verbo impersonale deî, che compare per ben 18 volte in questo
vangelo, da Lc 2,49 fino a Lc 24,44). Esprime il modo in cui Gesù, nella sua
piena libertà, va incontro alla necessitas umana e divina della
passione, compiendo la volontà di salvezza di Dio per tutti gli uomini.
ü ‐ Non
“fermarmi” (traduzione CEI), che sembra indicare una sosta veloce, ma ménein,
verbo molto caro al quarto vangelo, ossia “rimanere,
dimorare” con te. Lo stesso avviene per il Risorto con i discepoli di Emmaus
(cf. Lc 24,29).
ü ‐ “A casa tua”: entrare nella casa di un
altro significa condividere con lui l’intimità (entrare nel cuore); nello
specifico, essendo Zaccheo un peccatore pubblico, questo auto‐invito di Gesù
significa compromettersi in modo scandaloso con il suo peccato.
Casa: luogo dell’incontro intimo e
privato (dove si dorme, si mangia, si fanno progetti, si scrive la storia),
luogo della luce, dell’amore, dell’abbandono.
La salvezza entra nella casa di
Zaccheo. Gesù, ospite di Zaccheo,
accolto da Zaccheo, trasforma la sua vita. La casa di Zaccheo si apre a
Gesù e poi al mondo all’insegna della giustizia e dell’amore, così noi dobbiamo
vincere il rischio di ripiegarci su noi stessi. Aprire il cuore, la mente,
accogliere, abbattere i muri!
IN FRETTA
SCESE E LO ACCOLSE PIENO DI GIOIA
-
Fretta
e gioia come nella visita di Maria ad Elisabetta.
-
Zaccheo
risponde subito senza tentennamenti, non ha più paura di stare in mezzo alla
gente, non ha più vergogna di incontrare lo sguardo degli altri. L’incontro con
Gesù dà senso alle nostre vite, ci fa sperimentare la gioia dell’incontro con i
fratelli.
Ed io? Trovo il tempo dell’accoglienza? Sto nello
spazio di amicizia che il Signore mi dà? L’incontro con Lui ha delle
ripercussioni nelle mia vita ?
Daniela