sabato 30 novembre 2013

Zaccheo e Dio: un incontro, una relazione che cambia la vita!




Vangelo di Luca (19,1-10) – Bibbia CEI: 


1 Entrato in Gerico, attraversava la città. 2 Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3 cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. 4 Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. 5 Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6 In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. 7 Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!». 8 Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9 Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; 10 il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

ü  GERICO: Gesù entra a Gerico (che significa città delle rose, profumata di gioia e di bellezza), città a pochi chilometri dalla foce del fiume Giordano e da Gerusalemme, zona di confine della provincia romana della Giudea. È lo stesso luogo in cui avviene la guarigione del cieco Bartimeo. La città è luogo di relazioni e di incontri (v. lettera Scola: paragrafo Una trama di relazioni, p. 26)

ü  ATTRAVERSAVA LA Città: Gesù la sta attraversando: non passa oltre, ma entra in relazione con la vita di quel luogo, con le persone che hanno un volto, un nome, una storia. Dio non aspetta dentro il tempio di essere venerato, ma bussa alla porta dei suoi figli, ci cerca.
  
E io? Mi lascio attraversare/incontrare  dal Signore?

Mentre Gesù sta attraversando Gerico, ecco che entra in scena un altro personaggio, presentato da Luca con alcuni sostantivi generali e poi con alcuni verbi che descrivono le sue azioni in questo particolare frangente. Egli è:
‐ “un uomo: questa la sua qualità primaria. L’evangelista la evidenzia subito, per chiarire ciò che il protagonista principale del racconto, Gesù, vede in lui. Gesù sa andare oltre l’opinione comune, è capace di sentire in grande, di vedere in profondità: vede un uomo dove gli altri vedono solo un delinquente, coglie innanzitutto in ogni suo interlocutore la condizione di essere umano, senza nutrire alcuna prevenzione.
‐ “chiamato con il nome Zaccheo: non solo “di nome Zaccheo”, ma anche degno di essere chiamato con il suo nome proprio dagli altri. E Zakkaj, paradossalmente, significa “puro, innocente”: ironia della sorte oppure un altro particolare che ci dice tra le righe ciò che solo Gesù sa vedere in lui? 
‐ “capo dei pubblicani e ricco: come è noto, i pubblicani erano coloro che svolgevano il mestiere, impuro per gli ebrei, dell’ingiusto e odiato esattore delle tasse per conto dell’impero romano; erano il simbolo del peccatore pubblico, riconosciuto tale da tutti.

*Ebbene, occorre chiederselo: perché Gesù sceglieva di preferenza la compagnia di questi peccatori pubblici? Non per stupire o scandalizzare a basso prezzo, ma per mostrare, in modo paradossale, che queste persone emarginate e condannate sono nient’altro che il segno manifesto della condizione di ogni essere umano. Tutti siamo peccatori – finché ci è possibile, in modo nascosto! –, ma Gesù aveva compreso una cosa semplice: i peccatori pubblici, sempre esposti al biasimo altrui, sono più facilmente indotti a un desiderio di cambiamento; essi possono cioè vivere l’umiltà quale frutto delle umiliazioni patite, e di conseguenza possono avere in sé quel “cuore contrito e spezzato” (Sal 51,19) che può portarli a cambiare vita nel rapporto con Dio, con gli altri e con se stessi. Ecco la radice della conversione, per quanto dipende da noi!
Nel nostro caso si tratta, per giunta, di un architelónes, un “capo dei pubblicani”.

* Quanto ai ricchi, sappiamo bene quanto il vangelo secondo Luca sia duro verso coloro che mettono la loro fiducia nella ricchezza, nell’idolo “Mammona” (Lc 16,13), e sono incapaci di condividere i beni con gli altri uomini. Gesù tratteggia questa follia in diverse parabole, ma qui vorrei solo ricordare una sua affermazione emblematica: “Guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione” (Lc 6,24).
Nel nostro testo la riflessione sulla ricchezza si colora di una sfumatura particolarmente interessante. Poco prima, dopo l’incontro mancato con l’uomo ricco Gesù aveva detto: “È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel Regno di Dio” (Lc 18,25). E subito i discepoli gli avevano chiesto: “E chi può essere salvato?” (Lc 18,26). Gesù aveva risposto: “Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio” (Lc 18,27). È ciò che sta per avvenire in questo incontro. Ma perché? Perché c’è un’importante differenza tra Zaccheo e l’altro uomo ricco: Zaccheo viene considerato da tutti come un peccatore, ed egli stesso è pronto ad ammetterlo. Non può affermare, come invece l’altro: “Ho osservato i comandamenti fin dalla giovinezza” (cf. Lc 18,21). Zaccheo è consapevole di essere peccatore e sa di avere bisogno del perdono: non ha meriti, men che meno religiosi, da vantare…

Zaccheo, considerato peccatore a vita, ha le tasche piene  ma il cuore vuoto, ha nostalgia di relazioni vere e trasparenti.
Ci sono degli ostacoli che possono rendere difficile l’incontro.
1       - La paura di non essere visti.
2      -  la paura di essere giudicati dalla folla.
Zaccheo è ricco, ma Gesù provoca anche l’esistenza sazia. È piccolo di statura (questo limite viene “compensato” con il potere e il denaro).

ü  Zaccheo desidera incontrare Dio, ma non riusciva a vederlo a causa della folla (la stessa che poi mormora, anonima, senza volto, non pronta ad accogliere Gesù).

Zaccheo cercava di vedere chi era Gesù:
-          CERCAVA: desiderava incontrarlo e comunicargli il suo amore: uomo inquieto, insoddisfatto, in ricerca: non si sente arrivato! Uomo in ricerca, perché cercato dall’inizio della creazione (Dove sei?).
Zaccheo è pervaso da un desiderio. Nonostante i soldi e il successo, sente “l’inquietudine del cuore”. Desidera vivere bene. Perde la testa, corre come un bambino, si arrampica col presentimento che solo dio può cambiare la sua vita! È il desiderio che sostiene la vita, il camminare. 
E io? Desidero vedere Gesù? Educo il mio desiderio?
-          esce dalla massa: Corse avanti e salì su un sicomoro: il sicomoro è un appiglio, un’ancora di salvezza, per superare le difficoltà, la vergogna e vedere Gesù, senza nascondersi più tra la folla.
Quali sono i nostri sicomori? Su cosa ci appoggiamo?
Quali sono le nostre iniziative per incontrare Gesù?

Gesù rompe ogni indugio e incontra Zaccheo per quello che è, non per quello che fa. 
“Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo dimorare a casa tua” Umiliato da questa sua condizione di disprezzato da tutti, Zaccheo ha nel cuore un grande desiderio di conoscere il profeta e maestro Gesù, di cui evidentemente ha sentito parlare, nella speranza che l’incontro con lui possa cambiare qualcosa nella sua vita. Lo mostra il suo comportamento: “Cercava di vedere chi era Gesù”; o meglio, “cercava di vedere Gesù, chi fosse”, voleva davvero conoscere approfonditamente quest’uomo. “Ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura”: la ricerca di Zaccheo è ostacolata da un suo limite fisico, elemento che ha da dire qualcosa anche a noi, qui e ora. Noi andiamo a Gesù, lo cerchiamo, non in un’inesistente perfezione, in uno splendore candido e luccicante, ma con i nostri propri limiti, le nostre particolarissime tare e oscurità. O accettiamo di andarci in questo modo, oppure, mentre sogniamo di farci belli per accoglierlo, la vita ci scorre alle spalle senza che ce ne rendiamo conto e così manchiamo inesorabilmente il kairós, l’ora decisiva dell’incontro con il Signore!

Cosa ostacola il nostro incontro con Dio?
Certo, occorrono desiderio, passione per Gesù, in modo da assumere con intelligenza questi limiti e poter portare anche quelli a lui. Questa passione traspare dal comportamento di Zaccheo: “Corse avanti precedendo Gesù” – questa l’idea contenuta nel verbo greco prótrecho (cf. Gv 20,4, unica altra occorrenza in ttto il Nuovo Testamento!) – “e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché stava per passare di là”. Quest’uomo precede Gesù, gli passa avanti: è un unicum nei vangeli, dove il discepolo sta sempre dietro a Gesù (cf. Lc 7,38; 9,23; 14,27), alla sua sequela. Tale gesto apparentemente sfrontato narra in modo icastico la verità di una parola paradossale di Gesù: “i pubblicani e le prostitute vi passano avanti, vi precedono nel Regno di Dio” (Mt 21,31). Per raggiungere il suo scopo, inoltre, Zaccheo non esita a rendersi ridicolo agli occhi altrui. Immaginate la scena: un uomo noto, che ha un certo potere, il quale si arrampica su un albero… Tra l’altro sceglie un albero con le foglie particolarmente fitte: vuole forse guardare attraverso il fogliame senza però essere visto? 
ü  Ed ecco un improvviso ribaltamento, tipico di quando Gesù prende l’iniziativa: “
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo, lo vide e gli parlò”. Zaccheo desidera vedere e scopre di essere visto in anticipo da Gesù. In questo incrocio c’è tutto il senso della vita cristiana. Noi vogliamo vedere Gesù, vogliamo stare con lui, ma è lui che ci vede, ci ama in anticipo, ci chiama e ci offre la vita in abbondanza. D’altra parte, se è vero che l’iniziativa è di Gesù ed è gratuita, essa però si innesta in una disponibilità dell’uomo, a cui spetta la responsabilità di predisporre tutto all’entrata di Gesù nella sua vita: se Zaccheo quel giorno non fosse salito sull’albero, per Gesù sarebbe rimasto un anonimo in mezzo alla folla! 
Gesù alza lo sguardo: cerca Zaccheo non per curiosità, ma per amarlo, per dargli una parola di vita e di speranza. Vede/ama Zaccheo perché Zaccheo possa vedere/amare. Il nostro è un Dio dell’incontro, della relazione: basti pensare alla SS. Trinità: la solitudine non è nell’essenza di Dio, Dio è comunione.
Dio non è pienamente felice senza l’uomo, Cerca in noi una “fessura” attraverso cui entrare e portare la felicità nel cuore. 
-       LO SGUARDO: la nostra fede si basa su un incontro faccia a faccia (sguardo tra Gesù, il padre, la madre e i pastori a Betlemme; oppure: maestro dove abiti? Venite e vedrete!; o ancora nel caso del giovane ricco: Fissatolo lo amò)). Lo sguardo fa parte della prima comunicazione che abbiamo: anche col giovane ricco, Gesù lo vide e lo amò.Lo sguardo altrui può paralizzare, ma anche aiutare a crescere. Gesù sa creare uno spazio di fiducia e di libertà in cui l’altro può entrare senza provare paura e senza sentirsi giudicato. Sa crear cioè un clima relazionale che fa emergere l’altro come soggetto. Non lo riduce a categoria, a peccatore, ma lo incontra in quanto uomo. Raggiunge e incontra l’uomo dov’è senza esprimere un giudizio.
E noi, nelle nostre relazioni, etichettiamo, giudichiamo? Tendiamo a “incasellare” le persone in determinati schemi?

Gesù lo chiama per nome: Zaccheo (v. salmo 139), stabilisce cioè una relazione autentica, sa tutto di noi, chiama e ama!
Dopo esser stato guardato da Gesù, cambia anche lo sguardo di Zaccheo: non più di cupidigia, non più sguardo che vede negli altri individui da sfruttare, ma persone con cui condividere. 
Gesù avrà chiamato in modo subitaneo Zaccheo, il quale a sua volta si sarà precipitato velocemente giù dall’albero. Ma nel raccontare questo episodio Luca, da abile narratore qual è, ha dosato sapientemente le parole, per permettere al lettore di ogni tempo di comprendere il valore paradigmatico di questo incontro:
“Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo rimanere, dimorare a casa tua”

ü  Zaccheo”: Gesù lo chiama con il suo nome proprio. 
ü  “Scendi”. È come se gli dicesse: “Torna a terra, aderisci alla terra: lo straordinario ti è servito per un momento, ma ora fa ritorno alla tua condizione quotidiana, alla tua piccola statura!”.
ü  “Subito, in fretta”: non c’è tempo da perdere, l’occasione è da afferrare senza indugio!
ü  Oggi”: non ieri né domani. Questo avverbio è un parola chiave in Luca, dalla nascita di Gesù quando gli angeli annunciano ai pastori: “Oggi, nella città di David, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,11); all’inizio della sua attività pubblica, quando nella sinagoga di Nazaret pronuncia quella brevissima omelia: “Oggi questa Scrittura si compie nei vostri orecchi” (Lc 4,21); poi alcune altre volte, fino all’ora della croce, quando Gesù dice al “buon ladrone”: “Oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43). Sempre noi incontriamo Gesù oggi!
Oggi, Kairos: tempo di grazia, tempo di incontro con l’amore di Dio e la sua misericordia. Gesù si autoinvita, passa a trovare un amico che ha bisogno di lui. Oggi, non domani. 
ü   “Devo, è necessario”: altra parola chiave in Luca (verbo impersonale deî, che compare per ben 18 volte in questo vangelo, da Lc 2,49 fino a Lc 24,44). Esprime il modo in cui Gesù, nella sua piena libertà, va incontro alla necessitas umana e divina della passione, compiendo la volontà di salvezza di Dio per tutti gli uomini.
ü  Non “fermarmi” (traduzione CEI), che sembra indicare una sosta veloce, ma ménein, verbo molto caro al quarto vangelo, ossia “rimanere, dimorare” con te. Lo stesso avviene per il Risorto con i discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,29).
ü  A casa tua”: entrare nella casa di un altro significa condividere con lui l’intimità (entrare nel cuore); nello specifico, essendo Zaccheo un peccatore pubblico, questo auto‐invito di Gesù significa compromettersi in modo scandaloso con il suo peccato.
Casa: luogo dell’incontro intimo e privato (dove si dorme, si mangia, si fanno progetti, si scrive la storia), luogo della luce, dell’amore, dell’abbandono.
La salvezza entra nella casa di Zaccheo. Gesù, ospite di Zaccheo,  accolto da Zaccheo, trasforma la sua vita. La casa di Zaccheo si apre a Gesù e poi al mondo all’insegna della giustizia e dell’amore, così noi dobbiamo vincere il rischio di ripiegarci su noi stessi. Aprire il cuore, la mente, accogliere, abbattere i muri! 

IN FRETTA SCESE E LO ACCOLSE PIENO DI GIOIA
-          Fretta e gioia come nella visita di Maria ad Elisabetta.
-          Zaccheo risponde subito senza tentennamenti, non ha più paura di stare in mezzo alla gente, non ha più vergogna di incontrare lo sguardo degli altri. L’incontro con Gesù dà senso alle nostre vite, ci fa sperimentare la gioia dell’incontro con i fratelli.
Ed io? Trovo il tempo dell’accoglienza? Sto nello spazio di amicizia che il Signore mi dà? L’incontro con Lui ha delle ripercussioni nelle mia vita ?
 Daniela

4° Incontro



Schema riassuntivo della riunione del giorno 27/11/2013

Zaccheo e Dio: un incontro, una relazione che cambia la vita! 

Vangelo di Luca (19,1-10) – Bibbia CEI: 


1 Entrato in Gerico, attraversava la città. 2 Ed ecco un uomo di nome Zaccheo,capo dei pubblicani e ricco, 3 cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. 4 Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. 5 Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6 In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. 7 Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!». 8 Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9 Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; 10 il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».


Gesù attraversa la città: non passa oltre, ma entra in relazione con la vita di quel luogo, con le persone che hanno un volto, un nome, una storia. Dio non aspetta dentro il tempio di essere venerato, ma bussa alla porta dei suoi figli, ci cerca.

E io? Mi lascio attraversare/incontrare  dal Signore?

….ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura

Ci sono degli ostacoli che “intralciano” il nostro incontro con Lui?

Zaccheo è pervaso da un desiderio. Nonostante i soldi e il successo, sente “l’inquietudine del cuore”. Desidera vivere bene. Perde la testa, corre come un bambino, si arrampica col presentimento che solo dio può cambiare la sua vita! È il desiderio che sostiene la vita, il camminare.
E io? Desidero vedere Gesù? Educo il mio desiderio?

Quali sono i nostri sicomori? Su cosa ci appoggiamo?

Quali sono le nostre iniziative per incontrare Gesù?


Gesù sa creare uno spazio di fiducia e di libertà in cui l’altro può entrare senza provare paura e senza sentirsi giudicato. Sa crear cioè un clima relazionale che fa emergere l’altro come soggetto. Non lo riduce a categoria, a peccatore, ma lo incontra in quanto uomo. Raggiunge e incontra l’uomo dov’è senza esprimere un giudizio.
E noi, nelle nostre relazioni, etichettiamo, giudichiamo? Tendiamo a “incasellare” le persone in determinati schemi?

In fretta scese e lo accolse pieno di gioia
Permettiamo al Signore di entrare nella nostra casa, nella nostra “zona intima”?

Zaccheo trova il tempo dell’accoglienza. Ed io?  Sto nello spazio di amicizia che il Signore mi dà? L’incontro con Lui ha delle ripercussioni nelle mia vita?

venerdì 22 novembre 2013

Avviso prossimo incontro

Carissimo/a
mercoledì 27 Novembre ci riuniamo al solito posto, alle ore 9,15 per il 2° incontro mensile di AC. Proseguiremo la nostra riflessione sui rapporti, questa volta con uno sguardo al trascendente. Inoltre vi daremo importanti informazioni e materiale sull'assemblea parrocchiale in programma nel prossimo mese.

Invito per il 24 novembre 2013

S.Messa con L'Arcivescovo

Carissimo/a
anche quest'anno il nostro Arcivescovo invita i membri di associazioni e movimenti a celebrare insieme a lui la liturgia delle domeniche di Avvento in Duomo. In modo particolare i soci dell'Azione Cattolica sono chiamati ad essere presenti alla S.Messa del 24 novembre alle ore 17,30 in Duomo.
La partecipazione è un segno importante di comunione di tutta la Diocesi Ambrosiana.
Ogni gruppo, se vuole, può partecipare con tutti i soci adulti e giovani.
Sappiamo quanto siamo impegnati nelle assemblee, ma ti aspettiamo per condividere con il nostro Arcivescovo questa domenica in preparazione al S. Natale.
Cordiali saluti.
La presidenza Diocesana

3° Incontro

13 Novembre 2013


Dio non fa festa da solo, chiama altri, senza riserve, come il seminatore che getta il seme su qualsiasi terreno e attende fiducioso.
Il terzo incontro di AC di quest’anno ci ha portato a riflettere sulle nostre relazioni: come sono le nostre relazioni? Che modelli di relazioni “respiriamo”, assumiamo, pratichiamo?
La nostra riunione è iniziata col “gioco del gomitolo” e del “se fosse”: ciascuno di noi entrain relazione con l’altro a partire dalla sua identità: se fossimo un colore, se fossimo un oggetto, cosa saremmo e perché?
A partire da quello che siamo, infatti, ci “lanciamo” come il nostro gomitolo, ci “buttiamo” cioè innanzitutto nello spazio pubblico, ovvero in “quella situazione impersonale in cui sperimentiamo incontri passeggeri, casuali, con estranei”, partecipando magari a qualche evento. Se per qualcuno la sfera pubblica costituisce una zona di disagio, in cui è difficile relazionarsi, per altri rappresenta il primo passo per uscire da se stessi e creare un’occasione di incontro, “imbattendosi” in qualcuno.
Il gioco del gomitolo ci ha permesso di creare un’immagine, quella della “ragnatela di relazioni” che ogni giorno ciascuno di noi può intessere con l’altro, sia l’addetto di un ufficio nella sfera pubblica, sia il barista dove quotidianamente facciamo la pausa caffè o il collega di lavoro con cui condividiamo un’attività nella sfera sociale, sia l’amico o il parente della zona personale, sia il compagno o la compagna di vita della sfera intima.
Abbiamo, quindi, provato a collocare le persone con cui ci relazioniamo in queste quattro sfere: pubblica, sociale, personale e intima.
Abbiamo immaginato queste sfere concentriche con dei tornelli, che talvolta si aprono e permettono alle persone con cui ci rapportiamo di avvicinarsi, pian piano, alla nostra zona personale e, talvolta, anche intima. Per qualcuno, la zona intima rappresenta un po’ il nucleo di un atomo verso il quale, talvolta,glielettroni /gli altri con cui ci rapportiamo “saltano dentro”, magari in quelle situazioni in cui siamo più vulnerabili e bisognosi di aiuto, saltano cioè nella nostra zona  personale o intima  e riescono a “entrare nel nostro mondo”, creando un legame di fiducia.  E Dio? Che posto occupa nelle nostre relazioni? E qual è il suo stile relazionale?
Daniela