Gli ingredienti della festa
a) gli ingredienti della festa:
l'incontro è iniziato con la proiezione del quadro di Pieter Bruegel, Banchetto nunziale per individuare gli "ingredienti della festa".
I partecipanti hanno notato una serie di particolari non visibili ad uno sguardo fugace e poco attento.
E'' emerso che dentro un grande edificio, forse un granaio o un pagliaio, si sta
svolgendo il pranzo nuziale di una coppia
di contadini.
La sposa è ben
visibile davanti al telo verde appeso alle sue spalle (un elemento che si trova
anche in molte Madonne fiamminghe) e indossa la corona con aria vagamente
sognante, accanto ai genitori (il padre indossa il mantello foderato di
pelliccia ed ha una sedia preminente rispetto alle altre panche);
lo sposo secondo la tradizione deve
servire ai tavoli ed è forse da identificarsi con l'uomo che sta versando del
vino in una brocca all'estrema sinistra,
o con quello dal berretto rosso che si
volta al centro per prendere le scodelle col cibo (forse polenta) e passarle ai
convitati, portate da sue inservienti su un rudimentale vassoio fatto d'assi.
si vede un bambino
che sta leccando un piatto, indossante un berrettone con piuma di pavone che
gli copre gli occhi. Lo sguardo dello spettatore è guidato in profondità dalla posizione obliqua della tavola, lungo
la quale si allineano i vari ospiti, ciascuno ritratto nella sua singolarità.
Un cane spunta da sotto la tavola,
vicino a un prelato che sta discutendo
con un uomo dalla barba rossa di profilo (notabile perché ha la spada):
qualcuno lo ha indicato come un possibile autoritratto di Bruegel.
In
quest'opera non è forse un caso che l'autore sembri sciogliere, infine, quel
distacco verso i suoi personaggi che l'aveva caratterizzato, partecipando in
qualche misura alla gioia dell'evento.
Due
suonatori di zampogna
stanno in piedi nel medio piano (la musica serve ad allietare il banchetto); in
lontananza altri personaggi si accalcano
alla porta e un bambino, seduto all'estremità del tavolo, si sta succhiando
il pollice.
La
scena rappresenta un’allegra tavolata ambientata in una grande capanna,
probabilmente annessa a un fienile o a una stalla.
Osserva che:
•
l’ambiente è umile, e gli ospiti a tavola non sono numerosi. Non mancano però
due musici che
suonano la cornamusa;
•
molte persone, probabilmente non
invitati, si affacciano curiosi alla porta (il popolo che preme per entrare,
certo che per ognuno ci sarà qualcosa);
•
la sposa dà le spalle alla parete, dietro a un drappo verde sul quale è appesa
la corona di carta che indossava durante il corteo nuziale;
•
lo sposo è forse il giovane a capotavola col berretto rosso, che prende le
scodelle per passarle agli invitati.
Bruegel
ha concepito la composizione secondo una visione di sbieco, sottolineatadalla
tavola in diagonale.
In
primo piano lo sguardo si posa sulle grandi brocche di vari colori, dal bianco
all’ocra.
Il
pittore vuole che l’occhio dello spettatore si soffermi anche su un altro
particolare molto poetico in primo piano: un bambino che lecca col dito il piatto ormai
quasi vuoto. La semplicità della festa è anche sottolineata dalla presenza di un’unica portata, una minestra
di mais che vediamo nelle scodelle, accompagnata da altre scodelle con del
formaggio bianco cremoso.
Il
linguaggio del pittore è molto realistico: non indulge nella bellezza dei
dettagli bensì sulla povertà e semplicità dei personaggi raffigurati. Comealtre
opere campestri dipinte da Bruegel in questo periodo, si tratta di un dipinto
che emana una giocosa atmosfera, e
che testimonia l’attrazione e l’affettuosa partecipazione del pittore per la
vita semplice dei contadini.
Con
vino e focacce. Nel “Banchetto nuziale” di Bruegel il Vecchio (1568, Vienna,
KunsthistorischesMuseum) il pittore rappresenta la festa di matrimonio di due
contadini. In primo piano, due servitori stanno distribuendo dei piatti di
focacce rotonde, mentre a sinistra un uomo riempie le brocche con vino di mele.
“La scena è così realistica che sembra
di sentire il vociaredegli invitati e i rumori di ciotole e caraffe. Qui il
cibo rappresenta il motivo per fare festa insieme” continua Ave Appiano.
Semplicità
della festa: un’unica portata, una minestra di mais accompagnata da scodelle in
legno con formaggio bianco cremoso.
Particolare: garzone con 3 piedi e cucchiaio di legno nella falda del berretto.
Colore
preminente: il giallo: esprime pienezza di vita (giallo è il sole, il grano, il
fuoco, l'oro)e c'è anche la musica ad allietare il banchetto.
La
povertà (una porta scardinata e usata
comeportavivande, la polenta e il formaggio, il dossale verdedietro la sposa
appeso a due forconi infilati nella paglia,le rudi panche di legno) non
impedisce la realizzazionedella festa: l'atmosfera è calda e piena di vita,
libera daicerimoniali di ambienti più elevati che talvoltaimpediscono di
gustare in pienezza la festa.
Anche
il lavoro e la fatica (il fienile,
la paglia, ilforcone, l'espressione vagamente sognante e preoccupatadella sposa
che sembra meditare su un futuro pieno di promesse ma insidiato pure
d'incertezze – Sarà felice la nostra vita futura? Riusciremo a colmare inostri
sogni?) entrano nella festa, perché è nel tempo, dolente e splendido, che Dio
propone i suoi inviti: a dirci che l'eternità non è altrove, in un altro
momento,ma che questo tempo è già ora, con Lui, un frammentodi eterno.
Dopo abbiamo ascoltato la canzone di Sergio Endrigo, Fare festa. Daniela ne ha distribuito il testo fotocopiato. (...) E per noi la festa è qua? Quali sono per noi i motivi per cui fare festa?
Dopo una discussione suscitata da questi interrogativi , ci siamo soffermati sui motivi della festa con una bella attività preparata da Daniela. Su dei fogliettini di carta ognuno di noi ha scritto un "motivo" per fare festa o per cui ha "fatto festa" nella sua vita... I bigliettini sono stati messi in una cesta, poi ciascuno a turno ha pescato e ha provato a commentare il motivo individuato.
Le preoccupazioni su eventuali imbarazzi sono state fugate in quanto l'autore del biglietto è sempre intervenuto a raccontare la sua esperienza.
Dopo abbiamo ascoltato la canzone di Sergio Endrigo, Fare festa. Daniela ne ha distribuito il testo fotocopiato. (...) E per noi la festa è qua? Quali sono per noi i motivi per cui fare festa?
Dopo una discussione suscitata da questi interrogativi , ci siamo soffermati sui motivi della festa con una bella attività preparata da Daniela. Su dei fogliettini di carta ognuno di noi ha scritto un "motivo" per fare festa o per cui ha "fatto festa" nella sua vita... I bigliettini sono stati messi in una cesta, poi ciascuno a turno ha pescato e ha provato a commentare il motivo individuato.
Le preoccupazioni su eventuali imbarazzi sono state fugate in quanto l'autore del biglietto è sempre intervenuto a raccontare la sua esperienza.
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