Domenica 3 novembre presso la parrocchia di San Giorgio al Palazzo, Andrea, Daniela e Antonio hanno partecipato al bellissimo incontro di formazione sul tema delle virtù.
In attesa di darvi un ampio resoconto dell'incontro vi pubblichiamo il materiale preparatorio della giornata di formazione.
Azione Cattolica Milano - Adultigiovani –LE VIRTÙ UMANE
«Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita
lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4,8). La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. Essa consente alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di dare il meglio di sé. Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete: «Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio» (San Gregorio di Nissa, De beatitudinibus). Quattro virtù hanno funzione di «cardine». Per questo sono dette «cardinali»; tutte le altre si raggruppano attorno ad esse. Sono: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. «Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza» (Sap 8,7). Sotto altri nomi, queste virtù sono lodate in molti passi della Scrittura. [CCC]
Con il termine “virtù” intendiamo dunque degli atteggiamenti abituali, non occasionali, che nel loro insieme descrivono un'immagine di uomo o di donna redenti da Gesù e operanti con efficacia nella storia. [Sono] atteggiamenti fondamentali che definiscono un progetto cristiano di uomo e di donna; esse, a partire soprattutto da sant' Ambrogio e in seguito da sant' Agostino e da san Tommaso, delineano la persona che agisce conformemente al Vangelo. Tutte le virtù che esercitiamo sulla terra sono in tensione verso l'eternità: qui vigiliamo nell'attesa che il Signore ci colmi dei suoi doni e cominciamo a vivere quegli atteggiamenti
di fede, speranza, carità, di prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, che rappresentano l'anticipo della vita futura. Per questo sulla terra le virtù sono in cammino, in progresso, in crescita verso la pienezza della visione beatifica e, quando le verifichiamo presenti in noi, ci avvertono che ci troviamo nella giusta via per la patria eterna. [M.]
LA PRUDENZA
è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e
a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L’uomo «accorto controlla i suoi passi » (Prv 14,15).
«Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera» (1 Pt 4,7). La prudenza è la «retta norma dell’azione», scrive san Tommaso sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta «auriga virtutum – cocchiere delle virtù»: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L’uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare. [CCC]
a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L’uomo «accorto controlla i suoi passi » (Prv 14,15).
«Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera» (1 Pt 4,7). La prudenza è la «retta norma dell’azione», scrive san Tommaso sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta «auriga virtutum – cocchiere delle virtù»: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L’uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare. [CCC]
per la Bibbia e la tradizione, è sapienza che contempla alla luce di Dio gli eventi umani; discernimento che distingue tra ciò che porta a Dio e ciò che da Dio allontana; senso di responsabilità che si fa carico degli effetti delle proprie azioni; capacità di decidere ragionevolmente e coraggiosamente, senza paura di eventuali conseguenze negative a proprio danno. Infatti, la prudenza è congiunta con la fortezza e con il coraggio. Potremo dunque anche chiamare la prudenza con un termine familiare al nostro cammino pastorale: vigilanza,
stato di veglia dell'intelletto che decide con assennatezza, concretezza e coraggio sulle azioni da compiere per servire Dio e per vivere il Vangelo. [M.]
LA GIUSTIZIA
è la virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. La giustizia verso Dio è chiamata «virtù di religione». La giustizia verso gli uomini dispone a rispettare i diritti di ciascuno e a stabilire nelle relazioni umane l’armonia che promuove l’equità nei confronti delle persone e del bene comune. L’uomo giusto, di cui spesso si fa parola nei Libri Sacri, si distingue per l’abituale dirittura dei propri pensieri e per la rettitudine della propria condotta verso il prossimo. «Non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia » (Lv 19,15). «Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo» (Col 4,1).
Conosciamo bene la definizione classica tramandata dall'antichità greca e latina: giustizia è dare a ciascuno ciò che gli appartiene. È allora quel valore sociale per cui si riconoscono i diritti di ogni persona, così come si vuole che siano riconosciuti e rispettati i propri. In certo modo, la giustizia ha a che fare con i diritti di ciascuno. Mentre la giustizia umana insegna a rispettare i diritti altrui, a restituire i diritti lesi, quella divina, che viene da Dio e che Dio infonde nel nostro cuore, è più ampia, è salvifica, misericordiosa, perdona il peccatore, lo rialza, lo giustifica (come scrive san Paolo), lo fa ritornare giusto. L'amore divino fa giustizia al di là del dovuto e lo fa con misericordia. Il Nuovo Testamento insiste molto su questa giustizia più grande. [M.]
LA FORTEZZA
è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa. « Mia forza e mio canto è il Signore » (Sal 118,14). « Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo » (Gv 16,33). [CCC]
Dire 'fortezza' significa parlare della paura e del coraggio: e tutti noi abbiamo momenti di paura, di ansia, di angoscia. Chi non soffre, nel compiere il bene, tentazioni di ripugnanza, di disgusto? chi non è a volte legato dalla timidità, soprattutto in situazioni pubbliche difficili? Spesso la paura ci impedisce di compiere ciò che sappiamo essere bene o giusto, oppure non ci permette di parlare. Di questa virtù c'è bisogno là dove si deve resistere a minacce, si devono superare le paure, si devono affrontare la noia, il tedio, il disgusto
dell'esistenza quotidiana per riuscire a mettere in atto il bene. (…) in un tempo come il nostro si cercano dappertutto le facili vie di uscita, i facili compromessi, le situazioni che sono più congeniali e si sfugge istintivamente da tutto ciò che comporta sacrificio, rinuncia, l'andare contro corrente. Ma senza la fortezza non c'è giustizia sulla terra; senza la fortezza nessuno farà il bene fino in fondo e la nostra società diventerà
una società di scontenti e di frustrati. È questo il prezzo che si paga quando non c'è la fortezza. [M.]
LA TEMPERANZA
è la virtù morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell’onestà. La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore. La temperanza è spesso lodata nell’Antico Testamento: «Non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri» (Sir 18,30). Nel Nuovo Testamento è chiamata «moderazione» o «sobrietà». Noi dobbiamo «vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo» (Tt 2,12). «Vivere bene altro non è che amare Dio con tutto il proprio cuore, con tutta la propria anima, e con tutto il proprio agire. Gli si dà (con la temperanza) un amore totale che nessuna sventura può far vacillare (e questo mette in evidenza la fortezza), un amore che obbedisce a lui solo (e questa è la giustizia), che vigila al fine di discernere ogni cosa, nel timore di lasciarsi sorprendere dall’astuzia e dalla menzogna (e questa è la prudenza)» (Sant'Agostino, De moribus Ecclesiae catholicae). [CCC]
Temperanza è la capacità di soddisfare con equilibrio e moderazione i propri istinti e desideri. Alla temperanza sono allora collegate molte altre virtù più facili da capire: dominio di sé, ordine e misura, armonia, equilibrio, autocontrollo; tutti atteggiamenti assai importanti.
(…)Affrontare il tema della temperanza dal punto di vista della tradizione cristiana, significa che il nostro discorso sull'etica diventa un discorso ascetico, spirituale, cioè un discorso sul cammino dell'uomo che, vincendo se stesso, va verso l'imitazione di Gesù, verso la somiglianza con Dio.
(…)La temperanza è imitazione di Cristo, perché Gesù è modello di equilibrio, di dominio di sé: tutta la sua vita è ben regolata, come pure la sua passione e la sua morte. Gesù è temperante nello slancio, nella vivacità, nell'entusiasmo, nella creatività, nell'amore a tutte le creature; Gesù ama le persone, parla con amore degli animali, dei fiori, del cielo. In lui c'è quell'armonia che tiene insieme i desideri, gli istinti, le emozioni per farne un organismo ben unificato.
(….) Temperanza non è sinonimo di freddezza, di rigidità, di insensibilità - come talora si pensa -, bensì è sinonimo di armonia, di ordine e perciò di creatività e di gioia. La temperanza si esercita quindi nelle realtà sopra menzionate: i beni creati, gli istinti, i piaceri, i desideri. [M.]
[CCC]: Catechismo della Chiesa Cattolica, § 1805 – ss.
[M.] : C.M. Martini, Le virtù, In Dialogo, 1993 e 2010.
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